9 dicembre 2012

Botte piene a mogli ubriache

Posto che per me quelli che uccidono per amore dovrebbero stare in celle delle quali viene buttata la chiave e posto che lungi da me l'intenzione di generalizzare o, peggio, di suddividere equamente le colpe, trovo che sia appena appena il caso di dare però anche due coordinate due, soprattutto riguardo a quelle uccise nell'auto o a casa di lui dove s'era accettato l'ultimo incontro chiarificatore.
Le statistiche dicono che nella maggior parte dei casi i segnali premonitori, a saperli leggere, ci sarebbero se non tutti almeno in quantità sufficiente da sollevare l'allerta con anticipo sufficiente.
Quello che le statistiche non dicono mai, o quasi, forse per non turbare la memoria della donna uccisa, è quanti di quei segnali non vengono decifrati e quanti invece vengono eccome visti ma sovente interpretati come elementi di una storia passionale, intensa, di carattere.
Sono quelle donne che si fanno scudo per il loro uomo quando amiche, famiglia, affetti, tentano di aprir loro gli occhi rispetto all'insostenibilità di situazioni che violente, psicologicamente e fisicamente, lo sono anche nella loro fase positiva.
Quelle donne che ai limiti imposti loro rispetto alle uscite solitarie rispondono dicendo che è perché lui ci tiene.
Quelle donne che alla violenza rispondono che è duro, sì, ma per eccesso di amore.
Quelle donne che più l'abbraccio si fa forte, più dicono forte il sentimento.
Quelle donne che no, non vi mettete in mezzo, solo io lo so controllare perché solo io lo conosco e so che non è.
Quelle donne che poi muoiono all'ultimo appuntamento, quello accettato contro ogni consiglio, quello accettato per disperazione sì, ma inquinata dall'idea, mai seriamente abbandonata, di essere le uniche in grado di circoscrivere e controllare ciò che chiamano pericolo solo nei dialoghi con gli affetti ma che in quello con loro stesse non hanno ancora iniziato a vedere realmente tale e per questo, spesso per questo, gli si consegnano.
E' se viene qualcuno con me che diventa davvero una belva, se sono solo io è l'uomo che io so tenere.
L'uomo che uccide non è diverso dall'uomo che minaccia di uccidere, è solo collocato in un punto diverso della storia.
Se non ti ha uccisa prima è perché alla richiesta di non avere amicizie rispondevi non avendo amicizie e per questo non c'era bisogno della ritorsione.
Se non ti ha uccisa prima è perché alla richiesta di controllare il cellulare gli porgevi il cellulare e per questo non c'era bisogno di strapparti il braccio per sapere chi ti manda sms.
Se non ha ucciso prima è perché alla richiesta di tagliare i ponti con chiunque lo ritenesse un pericolo rispondevi tagliando i ponti con chiunque lo ritenesse un pericolo e per questo non c'era bisogno di eliminare chiunque lo ritenesse un pericolo.
Se non ha ucciso prima è perché a ogni folle richiesta gli davi folle risposta, tutto si teneva, la belva non era inesistente, era semplicemente inutile e quindi riposta in un cassetto, otteneva le cose su richiesta e dato che l'unica richiesta era ottenere quanto richiesto, non serviva formulare la domanda in modalità diverse, più chiare, del semplice porla in maniera comprensibile.
Tu, semplicemente e spontaneamente, chiamavi amore il tuo dare come lui chiamava amore il suo chiedere.
Eravate un equilibrio che non richiedeva correzioni.
Poi un giorno così di colpo decidi che la misura è colma e scegli di cominciare a non dare più quanto richiedeva, la belva interviene e comincia a spiegarti a colpi di pugni sulla faccia che la domanda era a forma di domanda per amore, ma questo non significava una libertà di interpretazione né di risposta.
E tu oscilli tra il dolore alla faccia e l'idea che in effetti se fino a ieri davi quanto chiedeva oggi non può che arrabbiarsi se smetti e allora ricominci e gli ridai il cellulare, lui ti dice che ti ama e la belva la manda a prendere a pugni in faccia quello dell'sms che avrà l'unica colpa di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, quella sera unica nella quale per ribellione sei uscita con le amiche e hai deciso di dimostrare loro che no, non avevi mai perso la la tua libertà e per dimostrarlo dai il tuo numero al barman carino carino, il più facile perché nessun barman fa domande, che poi ti manda la buonanotte a te come ad altre sedici solo che per quella mandata a te probabilmente verrà accoltellato con lo stesso coltello che un'ora prima ha accoltellato te, solo che tu sei morta e nemmeno potrai scusarti con quel barman e con la sua famiglia e i suoi amici e il mondo intero che con la follia della tua storia malata non aveva né voleva aver nulla a che fare.
Perché tu sei morta non perché un fulmine ha colpito un francescano e con un raptus l'ha trasformato in un killer, ma perché eri protagonista di una storia malata che malata lo era anche quando ti piaceva quella passione così carnale da farsi violenta, malata lo era quando ci hai fatto figli che lui chiamava "Non me lo porterai mai via" il maschietto e "Non me la porterai mai via" la femminuccia e poi spegnevate le candeline facevate le foto e le mandavate ai nonni per far vedere loro che famiglia d'amore eravate capaci di essere e il suo carettere era solo un po' forte ma almeno vivevi la passione, meglio che con un postino noiso e magari nemmeno geloso che per questo non ti faceva sentire desiderata quanto ti faceva sentire desiderata, davvero desiderata, chi ti diceva cosa sua, gli eccessi li avresti controllati come li avevi sempre controllati, tu credevi, semplicemente resi non necessari, la realtà diceva.
Non ti ha ucciso un uomo che non ti amava più, non ti ha uccisa un uomo che ti ha amata troppo, non ti ha uccisa un uomo che non ti amava come si ama una donna, ti ha uccisa un uomo che ti amava nell'unico modo in cui ti ha sempre amata, l'unico che conosce, quel modo che fino a ieri ti andava bene così e lui, perché ti ama ancora, ti ha ridato.

Una donna ogni due giorni non significa soltanto che ogni due giorni muore una donna che ha detto basta, significa anche che ogni due giorni che ne sono altre cinquemila che a questi uomini garantiscono una famiglia, degli amici, del buon sesso, un futuro, molto amore, uno scudo e un sacco di giustificazioni e che per svolgere questa funzione, finché svolgono questa funzione, vengono tenute in vita.
Se non si è mai detto ancòra, non ci si trova nelle condizioni di dover dire basta.
Non si muore per colpa di un raptus, ma di quel primo ancòra detto vent'anni prima quando tutti, tranne te, vedevano quanto fosse sbagliato.

Detto questo, chiudeteli in una cella e buttate la chiave.
Muoiano dicendo, inascoltati, "basta" e "per favore".




1 dicembre 2012

Fumo

Guarda il pianeta come fosse un organismo vivente e a quel punto dotato di anticorpi.
Guarda i terremoti come una distensione di vertebre necessaria a riprendere postura, dopo hai elasticità, le alluvioni come sudorazione necessaria a ricalibrare scompensi termici, dopo hai idratazione, gli incendi come una febbre utile a depurare tossine, dopo hai fertilità, vedrai le trombe d'aria essere starunti necessari a espellere impurità, dopo hai respirazione.
Guarda la forma della tromba d'aria, o la sua evoluzione uragano, guardali nelle foto dall'alto, sono imbuti dotati di enorme potere di aspirazione ed espulsione verso l'alto, verso la bocca che si trova sempre al di là delle nuvole.
Pensa fossero nient'altro che procedure d'intervento di cui l'organismo pianeta è dotato, che a soglia di tolleranza superata si attivano automaticamente per riportare al di sotto di quella soglia l'asticella. Pensa a una città che se la vedi dal vivo pare il set di Blade Runner ma di giorno, pensala satura, pensala parte malata di un organismo che ha sensori atti ad individuare locazione e tipologia del problema, pensa a una tromba d'aria che si attiva e come spalancare le finestre in una stanza satura di polvere, si attiva proprio lì e in pochi minuti risucchia e spedisce al di sopra delle nuvole tutta quella polvere.

Poi torna alla dimensione umana e ascolta l'intervista al popolo, la smadonnante quanto ormai onnipresente intervista al popolo che ormai parla alla pari pure con i re, quello che a Blade Runner lavora, ascolta le frustrazioni di mariti di donne sterili, i lutti di padri di bambini deceduti, le separazioni di amici scomparsi.
Ieri il ministro ha provato a spiegare loro che no, che trent'anni di diossina in aria in terra e in acqua non li confermi accendendo e non li interrompi spegnendo, voleva dire che comunque vada si morirà per altri trent'anni e che quella è la migliore, delle ipotesi, ma ha capito che non era il luogo e non era il momento perché loro niente, il popolo vuole risposte alla richiesta di tornare fertili, vuole che i loro bambini possano di nuovo bere e le domande le pongono al presente e se provi a dir loro la verità, a dir loro che i bambini li salvano solo se lasciano la città prima che il posto di lavoro e che comunque nemmeno in quel caso avrebbero la certezza di salvarsi perché molti il tumore se lo incubano per decenni, loro ti fanno volteggiare davanti il dito indice perché tu capisca che a loro non la fai, loro lo sanno che tu te ne freghi della loro salute perché sei un politico e Barbaradurso ogni giorno fornisce loro gli argomenti per trasformare questa opinione in fatto.
Mi ricordano la sera in cui andammo a sentire la riunione di quartiere che affrontava il problema dell'immenso campo rom che in zona era sorto sopra un'area avvelenata dal cianuro di vecchi stabilimenti tutt'ora presente nei serbatoi interrati mai bonificati, una sera nella quale i frati comboniani accorsi a prenderne come da copione le difese chiedevano immediata bonifica del terreno perché i bambini non respirassero più cianuro e per dimostrare fermezza nella lotta persuadevano il quartiere all'appoggio del picchetto organizzato per impedire alla polizia di allontanarli da quell'area fino al giorno in cui il comune avesse ceduto; tecnicamente si chiamano "scudi umani" qualsiasi convenzione li vieta e i preti dovrebbero saperlo, pensai quella sera.
Qualcuno abbia per quegli operai un atto di pietà e dica loro la verità come va detta senza timore del dito indice, dica loro che moriranno in quanto tarantini non in quanto operai e che per questo moriranno finché saranno tarantini che l'Ilva apra o chiuda, che se decidono di restare e sacrificarsi lavorando in una acciaieria che avvia le bonifiche al prezzo di restare aperta, il premio non sarà la fertilità delle loro mogli ma l'idea di aver fatto il necessario per dare una possibilità in più alle mogli dei loro pronipoti, quelli che ne avranno, che ogni passo fatto oggi richiederà tre generazioni per cominciare a mostrare i suoi perché, a questa e alla prossima si presenterà vestito di innegabile inutilità ma lo stesso non si dovrà cedere e perché questo avvenga bisogna dirglielo subito e dirglielo chiaro che moriranno circondati anche da una enorme e incontrollabile sensazione che non sia servito a nulla, perché ci arrivino preparati e non ne restino sopraffatti e quindi pronti ad atti di vendetta e riscatto,  magari persino su quelle mogli la cui fertilità oggi si dicono pronti a difendere con la vita ma vai a sapere in assenza di, una ogni due giorni mica le ammazza la noia, le ammazza la funzione non rispettata e l'assenza di progettualità.

Mentre voli così alto la camera che hai in testa e che segue i tuoi pensieri seguendo quella reale o viceversa, come sempre più spesso ti capita, stacca su Renzi e improvviso percepisci tutto molto più piccolo, capisci perché un ministro che ti dice la verità non lo vedi ringraziato ma aggredito, pensi alle procedure che vedi cicliche e senti avanzare in te una idea di rottura della quale fino a quel momento non avevi percepito la nascita, chiamala rottamazione dei tuoi paletti, vedi le primarie dalle quali onestamente ti sei astenuto e le prossime politiche alle quali coerentemente ti presenterai e pensi che se quel circo che ama chiamarsi PD riesce a respingere l'attacco più potente che (sua) storia recente ricordi, imponente al punto da far(gli) probabilmente rimpiangere i tempi in cui l'insidia più ostica ebbe le forme di D'Alema e del suo tombale quanto riassuntivo "Il PD è un'amalgama mail riuscita", se in sostanza il PD e il suo segretario riescono davvero a respingere l'attacco di Renzi nonostante la Pearl Arbour ormai avvenuta, allora significa che contro ogni mia convinzione quel partito è davvero strutturato e quel segretario è davvero ben più solido di quanto le metafore su zebre e uccelli facciano percepire e per questo alle politiche sarei addirittura tentato dal farglielo sapere votandolo nonostante abbia sempre dichiarato che nemmeno sotto torura avrei mai votato il PD.
Ma Renzi no, anche le torture hanno un limite sopra il quale si cede.

E se si immagina che ogni volta che pronuncio la parola PD la mia camera mentale stacca su Fioroni e la Turco e lo stesso non sono più in grado di garantire che riuscirò a resistere, è facile capire quale sia la mia idea di Renzi come passato, come presente, e soprattutto come funestissimo futuro di un paese basato sulla metamorfosi che prende l'aifòn, già discriminante quando obiettivo, e lo trasforma in presupposto per dirsi popolo.
Ci credo che la sua ricetta è dare più soldi alla classe media, il suo orizzonte parte da lì, sotto non c'è altro e vaglielo a spiegare nei pochi caratteri di un tweet, unica forma di comunicazione istituzionale che il futuro ci riserverà, che la definizione "media" presuppone una più alta ma anche una più bassa numericamente tra l'altro sempre più consistente soprattutto, paradossi solo italiani, nel suo elettorato.
Non avrei mai immaginato che un giorno avrei davvero pensato di qualcuno "meglio la Turco", ma Renzi sta portando i miei confini di avversione a frontiere inesplorate persino per me.

Renzi e Grillo avrebbero avuto bisogno di almeno due generazioni di distacco tra loro per essere non dico disinnescati ma quantomeno arginati in maniera agevole, figurati come è messo un paese capace di generarli entrambi nella stessa stagione e di offrire a entrambi contemporanee probabilità di egemonia culturale senza doverne togliere porzioni a uno o all'altro perché quella contemporaneità possa farsi possibile.
Starò diventando conservatore, vai a sapere, sarà la crisi dei quaranta, che cazzo ne so, ma in questo momento il Bersani della pompa di benzina mi sembra un'immagine così rassicurante che non riesco a respingerla nemmeno quando la mia camera mentale me lo inquadra con dietro Rutelli che fa le corna come Paolini.


2 novembre 2012

e un altro comico al governo

"Di Pietro Presidente della Repubblica".

No aspetta, va collocata nella settimana:

"Chiudono 70 giornali: buona notizia"
"Il comunicato alla stampa contenente le indicazioni sui termini da usare."
"La mafia in Sicilia non c'è più."
"Di Pietro presidente della Repubblica."

1 novembre 2012

Pupi

Io non sono per togliere il diritto di voto a chi non supera un determinato test di competenza, anche se la percentuale di analfabeti politici in Italia è un problema col quale è sempre più rischioso convivere.
Ma lo toglierei a chiunque rinunciasse a votare per più di due elezioni successive.
Hai diritto di votare anche se non sai nemmeno per cosa stai votando, si chiama democrazia e ok ci va bene così se ne vogliamo i pregi tocca tenersi pure i difetti.
Ma se scegli, tu, volontariamente, di non esercitare quel diritto, significa che la tua volontà è di non partecipare e dato che il sistema attuale fa sì che con il tuo non voto partecipi eccome, per soddisfare la tua volontà io ti levo quell'incombenza così la volta dopo chi ancora ce l'ha ci pensa due volte e magari non si riverifica che il primo partito dell'attuale governo siciliano non rappresenti nemmeno il 15% dei siciliani.
Su scala nazionale sarebbe il tracollo della democrazia e c'è il serio rischio che sia più realistico dire sarà.
Grazie Travaglio per quello che hai fatto quando c'era Berlusconi, grazie, però adesso basta, davvero, fermati, guarda che cazzo succede a martellare per mesi perché la gente si convinca che sono tutti ladri, poi la gente si convince, non va nemmeno più a votare e Grillo, il fiero nuotatore italico che per bacchettare la femmina le dice che ragiona con la figa e a breve si tornerà a parlare di calzetta, si ritrova a governare e diocristosantissimo si salvi chi può.

Update:
Ma tu guarda:
"[...]Il Quorum è lo strumento base della democrazia, è quello strumento creato tanti secoli fa che non permette a pochi di decidere per tutti.
Più è ampio il Quorum, più alta è la democrazia e più si ha la certezza che la decisione presa è quella voluta da tutti.
Più è basso il Quorum e più c'è il rischio che quella decisione, presa da pochi, non sia la volontà di tutti.[...]"

24 ottobre 2012

Torno e mi rendo conto che

All'interno di Chinatown c'è un piccolo quartiere che si chiama Milano dove puoi trovare un bar gestito da italiani, un ristorante gestito da italiani, un negozio gestito da italiani e persino gente che parla italiano.
Mi ricorda i tempi in cui vivevo a Milano, una città nella quale c'era un piccolo quartiere che chiamavamo Chinatown.

16 ottobre 2012

Quanto ci giochiamo questa volta sulla ruota della sua vita, sei mesi?

Una delle mie specialità era la risposta istantanea e fulminante, finché mi hanno mostrato le conseguenze, i morti e i feriti.
Il trucco è stato mostrarmeli come un prezzo da me considerato pagabile, vestendoli così di volontarietà e dolo.
Non lo erano, erano conseguenze dell'inadeguatezza di un mondo che all'immediatezza della verità non ha difese da opporre, ma alla conta la somma era lo stesso imponente e il peso conseguente, così la prudenza è stata naturale e il silenzio conseguente, dal momento che la risposta istantanea e fulminante vive di un solo elemento che la prudenza non modera ma dissolve: quell'immediatezza possibile solo se non ci si sofferma sulla conta, e relativa selezione, dei morti e feriti se non al prezzo di vedere il dolo farsi innegabile, varco al quale la difesa del mondo ti attende per divenire efficace.

Chi è perfetto entro un secondo è maldestro e fuoriluogo dal secondo in poi, lo sai.
Non c'è alternativa alla risposta istantanea e fulminante, se perdi il secondo perdi l'unico secondo, se ti chiedi se ferisci non ti muovi più perché il secondo successivo non è più risposta istantanea e fulminante, è apertura di questione e apertura di questione non è lo stesso campo di gioco, non è lo stesso campionato, non è neanche lo stesso sport, perciò o rispondi in un secondo o non rispondi più.
Da quando non rispondi più appari come uno che incassa, incapace di reagire, colpito ogni volta.
Tu invece conti ogni volta fino a due e a due hai già chiuso la scelta.
Torni a casa rifacendoti nella mente il film dei dialoghi e ricoprendo tutti i ruoli, mettendo le risposte al loro posto giusto, le persone al loro posto giusto, i pesi e le forze al loro posto giusto.
Per tenerti in allenamento, per ricordarti che se ti riattivassi nel primo secondo saresti ancora formidabile.
Ma anche per ricordarti che saresti implacabile.
Il mondo valuta le reazioni nei secondi successivi e se nei secondi successivi è silenzio il mondo percepisce vittoria perché vittoria è ciò che ha necessità di percepire.
Il silenzio, quel silenzio, a volte è invece anche cautela, protezione, perdòno, grazia di cui un giorno potrebbe in qualche modo voler esserti grato.



3 ottobre 2012

Giusto da bere poteva essere

A milano il modello Matteo Bordone va alla grandissima al punto che fossi in lui ne farei un brand.
Si faccia sponsorizzare dall'azienda di quegli occhiali, dall'azienda di quei maglioni, dall'azienda di quei capelli, dall'azienda di quella barba, dall'azienda di quel modo di guardare contemporaneamente in dodici direzioni diverse.
A Milano è pieno di Mattei Bordone.
Si segnala al contrario l'assenza di modelli Geppi Cucciari e tutto si tiene.

A Milano non potendo creare nuovi spazi eventi hanno trovato la formula per moltiplicare i pani e i pesci.
La formula è semplicissima e sta andando alla grandissima quanto e forse più (o forse insieme) al modello Matteo Bordone: basta togliere la dicitura "via" o "corso" o "piazza".
Abiti in un cesso di palazzo in un cesso di via di un cesso di quartiere, chessò Vicolo Corto 23?
Togli la dicitura Via, sul palazzo scrivi "Corto 23" ed è subito movida.
A Milano è pieno di palazzi nome e numero, non ci sono più le vie i corsi e le piazze ed è pieno di Corto 23, Stretto 45 e non ci fai almeno un ape o un vernissage o una personale, in Stretto 45?
Ma è il solito cesso!
Se lasci il nome come sulla lapide di marmo sì ma se togli "via" senza nemmeno imbiancare è subito Location e i wannabe Matteo Bordone fanno subito fiumama.

25 settembre 2012

Si - Può - Fare

Con la data di chiusura dell'estate a farmi da bandierina, posso ufficialmente dichiarare il raggiungimento del mio secondo record personale, dopo l'appartenenza al club dei cinque al mondo rimasti senza account Facebook: sono riuscito a superare l'estate sentendone parlare molto, ma senza mai incrociare sulla mia strada la canzone del Pulcino Pio pur non avendo in alcun modo ridotto l'uso di radio, tv, internet e varie ed eventuali.


A giudicare dal numero di volte in cui l'ho sentito nominare, direi che si parla di un mezzo miracolo e allora festeggiamo.

Adesso puntiamo ad arrivare a Natale senza incontrare mai sulla mia strada i "A me le feste mettono tristezza" e poi possiamo dirci divini.



10 settembre 2012

Ma anche che balle 'sta cosa che tutto è ma l'hai letto il programma

Sì l'ho letto.
Quindici pagine di nulla sono probabilmente il primo passo falso, poiché è l'unico programma sufficientemente breve e vuoto da essere leggibile da chiunque, pure da me che l'unico altro programma che lessi per intero fu quello di Forza Italia più o meno per le stesse ragioni.
Gli altri partiti se non altro li scrivono lunghi, complicati, introvabili, così da poter tirar fuori la quasi sicura non lettura in risposta a ogni contestazione.
Il programma del M5S invece stà lì, quindici pagine così vuote che paiono quindici indici di quindici capitoli che però poi non trovi e così si presta alla lettura anche veloce che a sua volta arresta qualsiasi contestazione che abbia come base il fatto che se contesti l'assenza di contenuti di sicuro non hai letto il programma.
Ma ti pare, ci metti di più a leggere le confezioni di detersivo, alle quali va comunque riconosciuto il merito di farti uscire con più informazioni.


Prendiamo l'ultimo punto del capitolo "Stato e cittadini" (pag 2)(2 di 15)(solo la 2)(Tutto "Stato e cittadini" in una sola pagina, diciassette punti tutti in una pagina)(ok è facile, basta elencarli e hai fatto il capitolo)(lo moltiplichi per 7 e hai fatto il programma)(è tipo come se uno un giorno avesse detto che per fare un elenco telefonico basta elencare tutti i nomi senza necessariamente aggiungerci i numeri)(e mezzo paese avesse gridato al messia), quello in cui più di tutti viene solleticato il fantastico orgoglio del fantastico appartenente al mondo del uèb:
"Leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima della loro approvazione per ricevere i commenti dei cittadini".

Ora, ogni parola sulla considerazione che il M5S ha del popolo del uèb (ma cos'altro puoi fare dopo una decina d'anni di blogosfera e pensando al commentatore medio, se non metterti le mani nei capelli?) dipinto come fosse un'entità composta da giuristi esperti di diritto e costituzionalisti vari, sarebbe come sparare sulla croce rossa e quindi sorvoliamo e andiamo al punto: il cittadino come unità influente che può intervenire sulla stesura di una legge mentre viene discussa, partecipando alla discussione con il sistema dei commenti.

No dai non riesco a sorvolare, ma te li immagini migliaia di commenti letti da non si sa chi ma qualcuno dovrai mettercelo che dovrà prenderli tutti e proporli al parlamento (nel programma non c'è la sua abolizione e quindi si direbbe che il resto della procedura resti immutato e quindi inevitabile) come punti da discutere, tutti, uno per uno e senza distinzioni di sorta, è la democrazia diretta beibi tutti contano e tutti possono dire la loro uno vale uno, partendo da quello che dice che SONO TUTTI LAAAAAAADRI a quello che dice Beppe sei tutti noi se non se ne vanno da soli ci pensiamo noi a quell'altro che dice ""grillo hai sbagliato. FAVIA cm al solito per cm e' si fa in 4 x il movimento prendisi colpe che nn ha Soprattutto adesso . Il fatto di andare in tv7 gold la deciso a piena maggioranza non FAVIA ma. I CITTADINI ATTIVI DEL MOVIMENTO 5 stelle bologna ec . SIAMO STATI NOI A DI SI FAVIA E DE FRANCESCHI SPENDETE QUESTI SOLDI E FAVIA HA FATTO CM VOLEVAMO NOI CITTADINI MA GRILLO SE LA PRENDE CN FAVIA CHE NN C'ENTRA NIENTE SENZA COMMENTARE NEL GIORNALI NIENTE . Praticamente nn sa. Di che cazzo sta parlando e cm uno senza senso spara a raglia. CM NEL CASO TAVOLAZZI NEL CASO CENTO NON RISPONDE MAI AI CITTADINI ORA DA COLPE E FRUSTA UNO SOLO FAVIA SENZA COLPA. Grillo quando fai così sei uguali ai capi partito nn ascolti mai i cittadini ne ci parli e vergognoso vergognati sei disgustoso .
A. FAVIA COME AL SOLITO GRAZIE MA QUESTA VOLTA DOVEVI CHIAMARCI IN CAUSA PERCHÉ FORSE SARA ORA CHE ANCHE GRILLO NELLE SUE INGERENZE SI CONFRONTI CN NOI BASE CITTADINI GRAZIE FAVIA SEI TUTTI NOI AI IL NS. SOSTEGNO SEMPRE PERCHÉ SAPPIAMO CIÒ CHE FAI CM LAVORI E CM SEI ONESTO INSIEME A TUTTI I ELETTI DEL M5s . Grillo dillo chiAro. CHE CAZZO HAI IN MENTE"
ecco insomma questa gente qui è quella che il programma dice potrà partecipare alla stesura delle leggi clikkando "Mi piace", cioè cosa fai ridi ti disperi o semplicemente dai loro dei cialtroni e ti auguri che una tempesta li cancelli prima delle politiche?

Comunque, dicevamo il punto del programma.
Perché io quelli di Grillo li vedo stupidi pericolosi e completamente privi di quel minimo di autopercezione necessaria a far capire loro esattamente dove si trovano, politicamente parlando.
Allora io adesso lascio la parola a chi ne sa più di me, perché sono certo di non poter essere altrettanto chiaro sintetico e definitivo:

"[..]"E logico, siamo al pionierismo. Pero' si potra' conoscere il parere immediato degli italiani su qualsiasi argomento. Bastera' proporre la scelta tra due personaggi, in teoria e' possibile fare anche le elezioni con questo apparecchio". Si' e no, favorevoli o contrari. Una platea televisiva immensa che fa sentire la sua voce con i pulsantini. Controindicazioni? Si' , per il semiologo ed esperto di comunicazione Omar Calabrese: "Si vive sempre piu' nella frantumazione sociale prodotta dalla Tv. Intendiamoci, se "l' interazione" si ferma al campo del ludico, nessun problema. Se invece i giochi sono un grimaldello per avviare forme di pseudodemocrazia diretta, vengono in mente gli scenari inquietanti da "1984"[...]"

Era il 1993.
Vent'anni fa.
Un anno dopo Berlusconi scendeva in campo.
Quello che parlava un anno prima era Mike Bongiorno.
Presentava il Quizzy.
Era l'alba del berlusconismo e l'apparecchio per partecipare direttamente alla tv invase le case.


Ecco qui.
Sono poche le cose che basta mettere in fila per capire.
Lo chiamavano scenario inquietante già vent'anni fa.
E ancora non immaginavano i vent'anni di Berlusconi successivi.

Allora lo scrivo qua, visto che arrivato al dunque l'affetto mi impedirà di dirlo in faccia: chiunque a me prossimo mi dica di essere pronto a votare M5S, sappia che in quella stessa frazione di secondo io starò pensando di aver davanti una mastodontica testa di cazzo.
Poi gli vorrò bene lo stesso, ma è giusto sappia che in quel momento starò pensando di lui che è una testa di cazzo.
Ecco l'ho detto, ora posso anche fingere quando mi capiterà.

17 agosto 2012

A parole sue

Quando l'altra sera mi è stato chiesto di motivare la mia avversione a Grillo, la prima risposta che mi è venuta tra quelle sbrigative faceva riferimento al fatto che quando avevamo Berlusconi veniva difficile immaginare qualcuno peggiore visualizzandolo (cioè anche senza essere politologi era facile comprendere il perché Berlusconi non in quanto persona ma in quanto realtà si delineasse sempre più come l'asfalto per la pista d'atterraggio di qualcuno peggiore, ma non se ne poteva scorgere ancora il volto e questo era un formidabile appiglio per chi non condivideva quella diffusa previsione), ma alla fine è arrivato e quel qualcuno è Grillo.

Ma la risposta non era completa perché il (mio) problema non è tanto Grillo quanto quelli che oggi lo seguono e sostengono, che più o meno ricalca in fondo anche i perché dell'avversione a Berlusconi.
Per entrambe le persone ci sono persino elementi di stima, solo degli accecati non sono disposti a riconoscere loro indubbie capacità, il problema è quello che sono obbligati a materializzare/devastare intorno per farsi possibili e duraturi.
Due realtà che si dimostrano appartenenti alla stessa specie anche osservando un altro elemento che si è fatto solido attraversandole entrambe: l'opera di Travaglio, i cui danni oggi sono purtroppo superiori ai vantaggi che sono certo essere nelle sue oneste intenzioni.
Ma i danni che fa in un contesto come quello di oggi sono superiori ai vantaggi e questo è un Fatto che va ammesso, soprattutto ora che quei danni hanno anche un volto, una barba e un sacco di groupie.

Comunque.
Stasera è passato il promo della prossima stagione di Piazza pulita con alcuni stralci di servizi proprio su Grillo e una delle frasi da lui pronunciate su uno dei tanti palchi mi è apparsa perfetta per la prossima volta che dovessi trovare un modo sbrigativo per spiegarmi.
Diceva, cito a memoria ma mi pare fedele:
"Se cresciamo ci tocca prendere delle percentuali che magari arriviamo al governo, non al parlamento!"

Ecco, la mia avversione alla realtà Grillo dipende molto dal fatto che se faccio una panoramica nel paniere delle mie relazioni sociali per mettere in fila tutti quelli ai quali posso ragionevolmente attribuire il sostegno a Grillo alle prossime elezioni pur senza chiederlo a ciascuno di loro e sapendo di poter contare su un margine di errore basso, nel novanta per cento dei casi trovo persone che non saprebbero spiegare quella dichiarazione lì sopra.
Una mia richiesta di interpretazione di "...arriviamo al governo non in parlamento" metterebbe in crisi più o meno tutti quelli che conosco sui quali sento di poter dare per certo il sostegno a Grillo.
E come sintesi mi sembra efficace.

8 agosto 2012

Ma no, niente

Serve a me da tenere qui da parte per quando mi dovessi trovare a dover tradurre a qualche straniero il termine "Giornalismo" e lui mostrasse di non capire.
Così gli mando il link e risolvo.

Perché risolvo, vero?
Cioè lo capirà che stiamo parlando del primo quotidiano nazionale?


26 luglio 2012

L'unico problema è il ciàffico

Per esempio se la Campania (nota per il turista straniero aka Giappo: è quella regione dove le barche hanno a bordo così tanti bambini che sembrano scuolabus e a remare sono le donne) ai geo-turisti offre il bradisismo, la Calabria anche se non tutti lo sanno non è da meno e offre anch'essa un fenomeno legato all'interazione geologica tra liquidi e solidi, osservabile in particolare in alcune zone come per esempio la locride dove mi trovo io adesso.
Tale fenomeno è conosciuto come Cemento depotenziato.

Proprio per il suo essere legato all'umidità, gli effetti ai quali il turista può assistere si concentrano nelle giornate con più alta concentrazione di pioggia nell'aria.
L'altro giorno, per esempio, passeggiavo con la bicicletta lungo una via proprio dopo un temporale quando il fato mi ha permesso di assistere a una delle manifestazioni più evidenti di questa specialità calabra detta Cemento depotenziato: la caduta del cornicione sui passanti.
Nessun ferito, i bambini che stavano sotto non erano abbastanza sotto e quindi dovranno rimandare al prossimo temporale la possibilità di diventare famosi come i loro parenti adulti.

La Calabria, la sua parte più imprenditoriale, ha saputo fare di questo fenomeno una fondamentale occasione per far girare l'economia.
Tu costruisci una casa e dopo un paio d'anni e un paio di temporali quella ti crolla esattamente come avviene quando l'onda del mare investe i castelli di sabbia che non a caso è la stessa usata per quel cemento, così tu puoi riaprire il cantiere e costruirla da capo e così l'economia gira e magari già che gira ne puoi fare un'altra più grande e bella con i colonnati e le palme e le piscine e le statute come le tante ville che formano lo skyline di questa terra di disoccupati e invalidi.


Per esempio un'altra prova del loro saper sempre trovare un modo per non essere sconfitti da un'economia che proprio non vuole saperne di premiare tanta intraprendenza, la fornisce il mondo dell'automobile.
Putroppo le ville e i colonnati e le piscine e le palme come si sa sono scenografie cartonate  messe lì solo a favore del turista che la Calabria vuole si senta a Beverly Hills, in realtà il calabrese è proprio povero perché disoccupato invalido e pensionato nello stesso momento, motivo per cui in mezzo a quei pocchissimi SUV blindati con vetri scuri ma giusto due o tre al massimo devono essere quelli che noleggiano qui al paese dove l'insegna dice "noleggio elicotteri yacht supercar" naturalmente sempre e solo a favore del turista che viene qui e magari c'ha voglia di fare un giro in elicottero yacht supercar e non ce li ha ma la Calabria glieli offre perché a lui ci tiene, girano ancora vecchissime auto tutte scassate degli anni ottanta che certo non possono avere i sistemi di sicurezza minimi come per esempio l'airbag.
Ma il calabrese, che non si abbatte di fronte alle avversità della vita, ha trovato anche in questo caso una soluzione ingegnosa.
Quelli caratterizzati da ingegno, quando sono al volante li puoi riconoscere per il loro aver trovato un perfetto sostituto dell'airbag che non richiede il costoso investimento di un'auto nuova: il figlio tra i tre e i cinque anni.
Il sistema è semplice quanto ingegnoso: tu ti metti al volante e tra te e il pericoloso strumento di guida metti il figlio più piccolo che hai, quello con un ingombro che gli permette di stare tra il petto di papà e il volante senza impedire al primo di maneggiare il secondo.
Naturalmente l'ingegno non si ferma qui, perché il calabrese è ingegnoso soprattutto nell'ottimizzazione, e così la cosa ha una ovvia doppia funzione data dal fatto che mentre usi il figlio come airbag in caso di incidente, nel resto del tempo quando l'incidente ancora non è avvenuto puoi utilizzare l'occasione per abituarlo alla guida, ché tre anni è già grandicello e se non si abitua subito alla tecnologia come potrebbe quando ne avrà sei o sette, uscire per la scampagnata in scooter come fanno tutti i suoi coetanei?
Resterebbe emarginato e questo papà non lo vuole, per questo lo mette al volante a tre, perché a lui ci tiene.


Ma al turista non sfuggirà che Calabria non è solo ville cartonate e guidatori premurosi, è soprattutto (meraviglioso) mare.
Anche in questo caso il turista che viene in Calabria non potrà far altro che ammettere che il destino del calabrese è di trovare ostacoli su ostacoli e se tre indizi fanno una prova non possiamo che concludere unendoci a loro nel riconoscere il problema delle moto d'acqua.
Perchè un povero pensionato invalido già costretto a una vita in ville di cartone su auto con airbag che non è mica sicuro che in caso d'impatto stia lì fermo magari viene sbalzato fuori attraverso il parabrezza e papà a quel punto è costretto a scontrarsi col volante e non è una vita facile cerchiamo di capirlo, in calabria non può nemmeno sfrecciare a cento nodi di velocità a dieci metri dalla riva senza che il destino non trasformi questo innocente desiderio nell'ennesimo problema che il calabrese è destinato a subire quando sul suo tracciato jumbojet è costretto a incontrare qualche noiosissimo bambino o turista che pretende di giocare a palla sul bagnasciuga o quel che ne resta dopo che è passato quello che gli serviva il cemento di cui sopra che con tutta probabilità è lo stesso della moto d'acqua certamente non quello dell'auto anni ottanta.
Ma anche in questo caso la regione ha saputo venirgli incontro, insediando nel comune una guardia costiera che così il turista si sente sicuro e dice "Toh c'è la Guardia Costiera!", ma dotata di gommoni fatti apposta per galleggiare sull'asfalto del parcheggio delle caserme che così anche il calabrese non viene penalizzato dal parente Guard(i)acoste che essendo con tutta probabilità contemporaneamente ma in ordine cronologico prima di tutto Guardia Forestale non ha ancora capito che quello nel cortile con l'elica non è un enorme tagliaerba ed è per questo che sta lì seduto a fissarlo nel vuoto: attende che cresca l'erba intorno per poi assumerne un'altra decina per tagliarla, sempre se il concorso assolutamente pubblico si chiude prima dell'incendio che tu puoi assumerne quanti ne vuoi ma le fiamme saranno sempre una in più.


E' un bel posto per i turisti la Calabria Jonica, è un vero peccato che non ce ne sia uno.

(ma soprattutto grazie alla mia famiglia che mi ha ospitato e regalato un mese di meraviglioso mare affetto e gli ormai per me indispensabili bocconi di storia personale e che costituisce esempio di quella parte di Calabria migliore che dovrebbe, ma mai potrà, riprendersi la regione)

23 luglio 2012

Ma parliamo un po' di Berlusconi

non so, potremmo verificare se per caso stanotte abbia starnutito per un colpo d'aria condizionata.

non ce le fai uscire altre tre o quattro pagine quotidiane su ogni quotidiano su cosa potrebbe aver voluto dire lo starnuto, magari un dire/non dire in codice, un messaggio agli alleati sulla necessità di uno slancio improvviso o sul suo contrario il bisogno di turarsi il naso, qualche inchiesta sull'aria condizionata e relativi incentivi statali, vorrà guadagnare di nuovo come sui decoder, una pagina collegata per sentire cosa pensi Dell'Utri sul rimborso dei fazzoletti di carta e certamente avrà una società che produce cerottini nasali con un capitale sociale del quale si ignora la provenienza, una bella inchiesta di Travaglio su cosa conteneva il fazzoletto col quale si è pulito il naso e se non lo mostra allora significa che nel fazzoletto nasconde certamente qualcosa e un paio d'ore di tiggì su Di Pietro che urla "Apri! Apri quel fazzoletto!"?

Dai che non c'è tempo da perdere, domani non sarà starnuto sarà colpo di tosse e si dovrà ripartire da capo.

7 luglio 2012

Dieci gocce di valium per dormire del tutto

Entra e esce dall'ospedale, scompare dall'aria aperta per mesi, caccia via quelli che gli vogliono bene, sposta in avanti i mirabolanti ritorni e insieme le eventuali domande oggi, ma soprattutto si sposa non per convinzione ma perché la moglie abbia gli stessi diritti dei figli.

Ora non è che ci voglia Nostradamus per capire che strada sta percorrendo uno che passa un anno così.


Dopo un mese di intensi festeggiamenti

Amo le persone su un piano diverso da quello in cui le giudico e questo è molto difficile da dimostrare però è così.

5 giugno 2012

I miei prossimi quarant'anni


La differenza tra quando hai compiuto trent’anni e oggi che ne fai quaranta, la si può riassumere nel fatto che invece di comprare weekend adrenalinici ,in rete compri esami flebologici.
Poi a quaranta non fai gli esami che pure hai comprato esattamente come a trenta non andavi ai weekend adrenalici e questo significa che sei lo stesso scrutatore non votante di quando ne avevi trenta e questa è una costanza che merita almeno la celebrazione dell’evidenza.

Si sta in quella fase lì, quella in cui sei abbastanza avanti da avere un bagaglio sufficiente per poter cominciare ad abbassare il margine di errore, ma non ancora così avanti da potersi permettere di smettere di considerare maturità ciò che in realtà era solo sinergia tra istinto e stanchezza, così da finalmente liberarne la potenza in qualsiasi direzione abbia bisogno di sfogare e non più solo in quelle che vengono bene in foto.

Per il resto mi sembra tutto abbastanza usuale, familiare quanto lo era ieri, e credo che questo abbia qualcosa a che fare col fatto che io quarant’anni li ho da quando ne ho nove.
Sono uno di quelli che è dovuto andare da zero a cento in quattro secondi e spesso, ma oserei dire quasi sempre, mio malgrado; il mondo non sempre ti chiede prima quanti anni hai e poi se sei in grado di averne di più, a volte salta i preliminari.

Il vantaggio è che stai sempre un passo avanti agli altri, tutti gli altri, compreso te stesso e allora oggi so che nei prossimi non conquisterò più la luna, non condurrò popoli alla liberazione, non guarirò malati, non girerò film come stutman, non aprirò una mia azienda, non farò il maestro d’asilo, non avrò una famiglia numerosa una casa in montagna e un allevamento di cani.
Oggi penso che se anche solo riuscissi a riposare un po’, potrò esser certo di aver davvero capitalizzato anche il male e quindi aver fatto l’unica cosa che in tutta onestà non ho voglia, prima che forza, di fare.
A uno come me non bastano quarant’anni di tentativi per prendere atto che davvero tra le alternative possibili non c’è la soluzione ma solo diversi modi per conviverci.

Io penso molto, questo sì.
A una velocità e un ritmo tali da aver bisogno di strumenti espressamente studiati per tenere lontano il rischio di esagerare, col risultato di avere in testa Pelè con due nani attaccati ai polpacci.
Non me ne voglio liberare per il loro non piacermi, sono lì attaccati da talmente tanto tempo che dovendomeli tenere ho almeno imparato a palleggiarci e quindi alla fine ci condivido anche parte dei meriti da ammirazione, me ne voglio liberare perché so cosa il mio pensiero potrebbe fare se lasciato libero di muoversi in proporzione alle possibilità: Tutto.
Anche cose che oggi mi vengono per sbaglio.
Soprattutto quelle che fino a oggi mi sono venute per sbaglio e che mi fa così incazzare l’impossibilità di replicarle perché distratto.
La mia mente fa cose davvero speciali.

Comunque: finalmente mi piace leggere, vado molto in bici, al parco a fissare il vuoto, faccio i lavoretti da hobbysta aggiustatutto, sono senza soldi e senza lavoro, ho una fidanzata che l’ultima volta che m’ha detto che sono sbagliato è stato cinque anni fa quando mi ha conosciuto, una famiglia intorno che si fa urlare contro le peggio cose e quando finisco mi danno i baci, una città insospettabilmente bella, amici che non mi vengono a trovare e quindi vado io a trovare loro, mi è stato detto che uno dei miei fratelli mi renderà zio, una nonna che dopo un anno e mezzo ha finalmente iniziato a chiedermi se le do una mano.
Piccole cose, l’immondizia, la soletta da incollare alle scarpe, la lampadina.
Con calma, abbiamo tempo.


2 giugno 2012

Duepunti

La mia fondamentale, riassunta in due brevi punti:

1) Contestare l'opportunità di una parata che è sempre stata un'ostentazione di maschia e italica fierezza militare, avendo come unica argomentazione l'inopportunità della spesa e dell'ostentazione in momenti d'emergenza, è come dire che il partito nazista può anche riorganizzarsi, basta che lo faccia a porte chiuse e a spese sue.
In sintesi, perché gli anni scorsi andava benissimo e nessuno lanciava nessuna campagna?
Basta che non ci siano sfollati, che spendere due milioni per far sfilare lanciamissili e fucilieri come nella miglior tradizione nordcoreana non sollevi alcuna obiezione?
La storia, non solo della Nord Corea, dice così.

2) A parti invertite:
è il 20 Aprile di un anno qualunque quando un terremoto devasta l'industriale pianura padana buttando in strada migliaia di padani.
L'area politica di destra reagisce proponendo di sospendere la celebrazione del 25 Aprile partigiano organizzata per i giorni successivi, per ricollocarne i fondi e gli uomini a favore dell'aiuto agli sfollati.
Il popolo del Web, il mai tanto protagonista popolo del web, cosa fa: sostiene amplifica e applaude?
Dando per valide le motivazioni in giro in questi giorni, verrebbe da dire sì senza ombra di dubbio.
Poi c'è la storia.

23 maggio 2012

In poche parole

I registi, fatelo dire a me che son regista, come impostazione di fondo sono mediamente delle mastodontiche teste di cazzo.
Poi ci sono quelli che non lo sono solo come impostazione di fondo, in forma latente, ma che usano questa caratteristica proprio come palese strumento di confronto e soprattutto di lavoro nascosti dietro la gerarchica legittimazione a farlo, prede dell'efficacia risolutiva di quel che si chiama "Esercizio del potere", in quella maniera maldestra che in un baleno scivola in direzione distruttiva per la squadra e quindi, in soldoni, per loro stessi che ne portano la responsabilità
Semplice quando definitivo test per avere la certezza di essere al cospetto di esemplare della categoria mastodontica testa di cazzo.

Milano negli anni in cui era da bere e tutti erano pubblicitari col marketing, di figure così ne ha sfornate a decine.
Oggi hanno 50 anni, una vita a simulare per arrivare a un presente fatto di approssimazioni e inadeguatezze, in un contesto che non riconosce più il mito dalla sola cittadinanza.
Ti odiano perché sanno che tu non ci sei cascato e per questo hanno un detonante bisogno di ripeterti la loro storia perché per un regista è sufficiente la subordinazione perché tutto funzioni, per un regista testa di cazzo è necessario che la subordinazione sia il risultato di un'ammirazione, vogliono essere legittimati, non solo eseguiti.
Nella maggior parte dei casi la sintesi di queste figure è la miseria interiore, l'istinto di sopravvivenza gli si attiva al solo stringergli la mano, hanno bisogno di elencare, prima di ogni frase, l'intera loro storia per ingrassare la frase successiva altrimenti banale come la precedente, insicurezza allo stato puro.
Una trappola molto milanese, marcatamente milanese, per uscire dalla quale non basta più indossare pantaloni gialli, scarpe rosse, occhiali bianchi, una pashmina e far roteare il quarto negroni sbagliato chiamato confienzialmente Sbagliato ché tanto al di là del banco lo sanno di cosa parli, sei Fonzie, come sognavi a dodici anni e mai hai smesso o semplicemente sostituito con traguardi più sostanziosi.


18 maggio 2012

Spoiler per gli ultimi cinque che

Non ricordavo quanto le ultime pagine de I ragazzi di via Pàl fossero stra-zian-ti.

Questo anche se:
1: l'avevate già letto da bambini come compito per le vacanze.
2: avete (ri) comprato da grandi l'edizione Feltrinelli nella cui introduzione nonché in quarta di copertina, quindi nelle due parti di un libro più lette PRIMA di comprarlo, un imprevisto Michele Serra decide di anticiparvele per filo e per segno.

Così finisce che lo leggi come si guarda L'attimo fuggente tutte le sante volte: tre ore solo per arrivare al momento della scelta di Neil pronto col luccicone in canna pure se fosse la trentesima volta che lo vedi, ma è la prima e l'amico che ti ha accompagnato al cinema te lo dice sui titoli di testa, che alla fine si suicida.
E alle tue lamentele ti risponde che l'hanno pagato per farlo, in particolare tu comprando il biglietto del cinema

E che vuoi dirgli.

6 maggio 2012

Com'è triste Venezia


Vent’anni di viaggio ti portano a non percepire più né tempo né distanze, ti svegli la mattina sapendo che a cena sei ospite a seicento metri da casa ti trovi la sera a cenare a seicento chilometri da dove ti sei svegliato, così, con una decisione di una frazione di secondo salti su un treno per coprire una distanza che è il triplo di quella che per la maggior parte delle persone richiede settimane di programmazione, tu la scegli come non avessi mai fatto altro nella vita che partire e tornare solo per poter ripartire e ritornare.
In mezzo un lavoro che è solo alibi finché dura, il giorno che smette di essere viaggio all’improvviso si mostrerà per quello che in realtà è e io non sarò più in grado di farlo.

Arrivi a Venezia quando le cucine chiudono ma vedi i ristoranti pieni, allora entri ma ancor prima di aprire bocca ti vengono incontro i camerieri estratti a sorte per indicarti orologio e porta d’uscita.
Non desisti perché pensi che in una città turistica qualcuno che ti da da mangiare lo troverai e infatti lo trovi, vuoi che in quella trattoria tipica non ti diano da mangiare, son veneziani ciò, entri e sono cinesi, infatti non guardano l’orologio e non mostrano alcuno stupore nel vederti entrare.
Ti senti un po’ in colpa perché pensi che comunque sono veneziani e quindi chiedi se puoi mangiare anche se è tardi, qualcosa di veloce.
La cinese che ti accoglie ti dice che veloce se vuoi c’è la pizza, altrimenti c’è la pasta, tu capisci il malinteso e le spieghi, ci provi, che per veloce intendevi a loro favore, per non disturbare la cucina che magari stava per andare a letto.
Lei capisce il malinteso  e ride dicendoti che puoi mangiare quello che vuoi e infatti dopo di te ne entrano altri venti a gruppi di due, di tre, di cinque, di uno (io), tutti mandati via dagli altri ristoratori e tutti accolti da lasagna spaghetti pizza tutto rigorosamente veneziano.

Da quando sono sceso dal treno ho sentito parlare italiano un numero di volte contabile sulle dita della mano, il resto è un tale miscuglio che alcune lingue nemmeno le riconosco.
Ci sono cingalesi che vendono elicotteri di plastica a russi appena usciti da trattorie cinesi dove un indiano ha venduto loro rose e un pachistano ha fatto loro foto mentre intorno i passanti chiedono informazioni nella loro lingua a gente che risponde nella propria e infatti è pieno di gente che deambula senza sapere dove andare e l’unica parola italiana che ti ricordi è quella dei camerieri che essendo “no” poteva essere qualsiasi lingua tranne il cinese.
Pensi che se gli italiani rifiutano tutti i clienti che vengono intercettati dai cinesi, a breve gli italiani non avranno più clienti se non i cinesi che si troveranno a essere gli unici che per mangiare qualcosa di veneziano eviteranno i loro compaesani.
Pensi che “se non ti sta bene c’è un cinese che costa un terzo e fa il lavoro che tu non vuoi fare” è una formula che sta permeando qualsiasi settore, compreso il tuo, ma tu lo stesso certi clienti li mandi a cagare anche se sono mesi che non lavori e allora in un attimo ripensi a quei camerieri là che volevano solo andare a dormire e per un istante torni italiano in mezzo agli stranieri.

Due anziane spagnole entrano a chiedere in spagnolo alla cinese se possono prendere una pizza in due e lei risponde in inglese che c’è pizza, poi si spingono alla birra senza alcool e lei capisce e dice no birra senz’alcool ma  le anziane non capiscono, una coppia di inglesi si offre per tradurre l’anglocinese in  spagnolo e così le anziane possono ordinare.
Io non so più dove sono, mi riportano alla realtà i due inglesi che contenti di aver chiuso la giornata con la buona azione di chi ha aiutato l’anziano ad attraversare l’autostrada alzano la mano per il gesto più transnazionale che esista al mondo, la mano che nell’aria firma il conto.
Io un giorno apro un ristorante solo per portare a chi fa quel gesto (io sempre) un blocco e una matita, poi dopo qualche minuto torno e gli chiedo se è venuto bene, se vogliono anche i pastelli a cera.
Peggio di quel gesto c’è solo la monetina nervosamente sbattuta sul rendiresto perché si sbrighino ad arrivare in cassa, roba da mazza da baseball sulle ginocchia.

La cinese naturalmente tutti ‘sti pensieri non ha tempo né voglia di farli e gli va incontro col conto e loro le chiedono come si dice.
Non avendo precisato in che lingua e sentendosi investita di un ruolo culturale di rilievo nella comunità italiana che ha scelto di fare sua e che mai avrebbe pensato le avrebbe assegnato un tale importante compito, la cinese opta per l’italiano e risponde “Ire conto” e si allontana.
La coppia prende a ripetere per memorizzare, Ire conto, Ireconto, non si accordano sull’unica parola o due, ire, conto, ireconto, ripetono per sentirne il suono.
Sento che è il mio momento e il grande direttore di palco mi conferma telepaticamente che sì tocca a me entrare e in un istante mi vedo proiettato sul grande schermo mentre cerco di spiegare a due che a questo punto non so dire da dove arrivino, che Ire non è parte della parola Conto ma è l’articolo IL dalla cinese pronunciato male, sento mio il gravoso compito di rilievo culturale per il ripristino delle precisioni italiche, nessun altro, evidentemente, oltre a me in quel momento potrebbe, sono l’unico italiano nel raggio di trenta metri retro compreso.
Mentre faccio quel pensiero mi rendo conto che a domanda non saprei rispondere circa le mie intenzioni: sto insegnando l’italiano a due inglesi, sto traducendo il cinese in inglese, l’italiano in cinese, lo spagnolo in inglese perché l’italiano torni IL, ma soprattutto ho voglia?

Prendo il caffè come mossa per recuperare tempo per pensarci e realizzo che forse tutto sommato la mia parte è lasciare tutto esattamente identico così, restando spettatore di un momento di storia patria nel quale due inglesi altruisticamente spagnoli hanno chiesto a una cinese di insegnare loro l’italiano e mi ritrovo divertito dall’idea che tra una ventina d’anni i loro pronipoti studieranno su un breviaro per viaggi a Venezia di quelli che ti insegnano a memoria le cinque frasi tipo di ogni situazione,  che al ristorante in italia a fine pasto si chiede “ireconto” esattamente come noi oggi andiamo in inglesia a dire “se fleg is nos onli e fleg” convinti di avere una marcia in più perché abbiamo fatto il corso e nessuno ha avuto il coraggio di dirci la verità.
Si chiama “dispetto” ed è molto italiano verso i turisti, non è bello ma è così, a un certo punto senti l’esigenza, c’è chi da fuoco ai gatti, io alla fine faccio poco così mi posso assolvere.

Dopo il caffè è il turno dell’amaro e lì è un vero e proprio cortocircuito quando, avendo deciso di non intervenire per non aggravare una situazione già di suo compromessa, mentalmente giustifico la cinese ricordandomi che per loro la L da sempre sostituisce la R e quindi IL diventa IRE ed è inutile intervenire perché per essere risolutivo dovresti intervenire qualche altro miliardo di volte, salvo realizzare in un istante che è la R che loro non sanno pronunciare e quindi sostituiscono con la L, non il contrario.

Dopo un’ora e mezza realizzo che quindi non era nemmeno cinese e a quel punto la serata può concludersi.

30 aprile 2012

Se vi chiedono quando un paese è di destra

Voi rispondete che lo è quando i giornali che chiamano tragedia nazionale il suicidio di trenta imprenditori, sono gli stessi giornali che non hanno mai considerato notizia né si sono mai sognati di attribuire al governo le 650 donne che si sono suicidate nel 2009 insieme alle 1500 che l'hanno tentato, che nemmeno sembrano intenzionati a tenere il conto per far sì che i 66 carcerati che si sono uccisi nel 2011 non siano morti invano e che non si vedono porre da nessuno dei loro lettori la più semplice delle domande: perché?

26 aprile 2012

La gatta frettolosa

Strizzati dentro la psicosi trasversale a tutti i media italiani che oggi impone loro come unica urgenza quella di ricondurre a Grillo qualsiasi forma di contestazione all'attuale corso politico, i giornali amplificano oggi la rasoiata di Napolitano che invita gli italiani a "non dare fiato alla cieca sfiducia contro i partiti e a qualche demagogo di turno" spendendo colonne intere per battezzarla "Anti-Grillo" pigramente saziati dal (fin troppo) facile contatto tra il nome Grillo e la parola demagogo.
Così facendo, oltre a venir meno a quello che dovrebbe essere il loro fine ultimo e cioè mostrare, tra le differenti letture della realtà, mai quella più immediata e semplice, i media si perdono quello che è un classico del repertorio dei diplomatici di vecchia scuola, quasi uno standard: l'insulto che contiene nel suo essere indecodificabile per il destinatario la sua vera sostanza, distratto come da amo dalla luccicante e non di rado lusinghiera forma.
Per dire che Napolitano il missile non l'ha armato con la parola demagogo, ma con la chiusura "di turno".
Un missile retroattivo di rara finezza, la cui abilità sta nel persuadere il bersaglio a farsi rampa.



20 aprile 2012

A bocce ferme

L'intuizione è nient'altro che il deja-vu di un ricordo, il ricordo è la cola il deja vu è la mentina che ci butti dentro, l'intuizione è quel che avviene un secondo dopo, anche in termini di wow-effect e di probabilità di sporcarsi.
Non esiste il genio ma una lunga sequenza di cose da fare per le quali ci si prepara a colpi di crash-test convinti che avverranno come da calcoli, non capita sempre ma le volte che sì tu le centri al millimetro.
Sintetizzando il principio per cui se una cosa l'hai vista non puoi averla vista due volte -ed è ovvio che la seconda per prelazione non può che essere quella diversa tra le due- figurati tre che è il minimo per fare statistica, ti prepari all'arrivo di tutto può essere affidandoti al puro e semplice caso che poi altro non è che, a differenza di numerose credenze popolari, il terreno a te più consono e quindi usuale o viceversa se non ci credi poi tanto.
"noi siamo quelli a cui non è andata bene" ho detto ieri.
Quindi siamo quelli a cui è andata fin troppo bene, per quel fatto là della irriproducibilità, se così si può dire.
E infatti io a quaranta (quasi) anni ci sono arrivato più incazzato con me stesso che con gli altri e significa essere caduto, ma dalla parte giusta, quella che non ha urgenze perché non ti ferma il tempo.
Ad altri non è andata altrettanto bene e non riesco davvero a immaginare come dev'essere quel buio né credo di volerlo andare a scoprire.
Diciamo di poterlo
Guardo da fuori il male ed è una sensazione nuova di smarrimento-orientato perché non so come si maneggia ma so che non è mio, un punto a smarrimento un punto a orientato, bravi stringetevi la mano.
Non lo sto facendo io ed è oggettivo, due punti a orientato, un applauso a orientato.
Mi sta accadendo davanti e io non so cosa dirgli, nel senso proprio di non spetta a me trovare qualcosa da dirgli.
E sono un genio o una lunga sequenza di cose da fare perché ho avuto l'intuizione di non mettere nemmeno una parola che anche solo lontanamente possa rendersi appiglio riuscendo contemporaneamente a mettere giù quella che per me è invece una vera e propria mappa.
Inutile, quindi fine a sé stessa, ma comunque esercizio di stile.

12 aprile 2012

Italia for dummies


Appunti miei

Passano gli anni ma la domanda è sempre la stessa: Ma come diavolo fa?

“Non capisco se in questi giorni affronto meglio la vita o se invece non me ne importa più un fico secco”. Ho trovato questa riflessione su Someecards e ho deciso di sottoporla alla tua attenzione. Forse ti stai ponendo lo stesso interrogativo: non capisci bene perché ti sembra di essere più rilassato e tollerante del solito nonostante tutto quello che ti succede intorno. Se vuoi il mio parere, da qualche tempo sei più sereno non perché sei sfinito e sei diventato insensibile a qualsiasi cosa, ma perché negli ultimi sei mesi hai lavorato sodo su te stesso. Congratulazioni!"

10 aprile 2012

Nell'uovo di pasqua

Sull'opportunità di alleggerire il bagaglio per viaggiare più spediti direi che possiamo dirci tutti d'accordo anche senza scomodare i sondaggisti e questo il merito.

Sul metodo invece improvvisamente l'umanità si spacca in due.
Uno su dieci ritiene indispensabile la comprensione.
Gli altri nove riconoscono come unica via possibile la rimozione istantanea modello condono tombale e te lo dicono correndo freneticamente in cerchio mani nei capelli e sulle orecchie gridando "LALALALALALALALALALALALALALALARIMOZIONELALALALALALALA"

Chiaro che una società così composta non può che normalizzare l'alcolismo e sdoganare il gioco d'azzardo: ogni alternativa finirebbe con lo scatenare solo terrore e panico nelle strade.
Il che rivela alla base della società una consapevolezza dei personali limiti molto più diffusa di quanto appaia a una prima superficiale occhiata.

7 aprile 2012

Semplicemente invertendo i fattori

A reggere la discussione sulla sua riforma, i favorevoli mettono il meccanismo secondo il quale la difficoltà di interruzione di un rapporto costituisce di per sé motivo per non avviarlo proprio, i contrari ci mettono il meccanismo che vede il basso numero di rapporti avviati essere testimone soltanto di assenza di volontà di assumersi i rischi e l'investimento che il rapporto implica.

In un constesto così apparecchiato, una sinistra degna di questo nome non si lascerebbe scappare l'occasione per portare a casa, con un diretto-gancio-ko, la riforma del divorzio.
Dramma economico e di vita per un numero di persone decisamente più grande di quelli coperti dall'articolo 18.

30 marzo 2012

Scherzi a parte

Al Post, dove abitualmente moderano i commenti in base parametri del tutto personali nonostante lo specchietto dell'elenco di perché del tutto irrilevante, su 5 commenti 3 mi vengono puntualmente cancellati a prescindere dal loro aver (a volte sì) o meno (più spesso no) toccato i limiti raccontati in quell'elenco.
Diciamo che l'unico parametro che sembra valere davvero è il tipo di risveglio mattutino del Peraltro Direttore e uguale è il cancello da oltrepassare per tornare ad essere degni.
La tecnica consiste nel lasciarti in moderazione qualche ora, impedendoti così di fatto di partecipare agli scambi di discussione che avvengono in tempo reale, cioè quasi tutti.
Tu vuoi partecipare, scrivi il tuo contributo a scambi che avvengono in diretta, ma il tuo compare agli altri qualche ora dopo, magari persino di notte quando la discussione alla quale il commento voleva partecipare è conclusa da ore.
E' un gioco a stancarti, puntano sul tuo desistere spontaneamente per ripetuta vanificazione del tuo tempo/pensiero.
Un gioco impari come pochi altri che lì è ormai sistema e vabbè, a loro piace fare quelle spalle grosse lì.

Poi c'è un area dove proprio manco restano in attesa e quell'area è la pagina di Makkox, nella quale una volta mi permisi di ironizzare sulla tipologia di commentatori che si sono raggruppati intorno, guadagnandomi così, data la nota capacità dell'autore di accettare commenti diversi da "Sei dio" battibile solo dall'altrettanto nota medesima capacità del Peraltro Direttore, il ban a vita.
Oggi ci ho riprovato pensando che il suo prossimo lavoro (che causerà un terremoto nel cuore dei suoi lettori più affezionati il cui scopo di vita è di scovare dentro le sue vigne le prove della sua divinità e che scopriranno invece quanto sia umano e quindi interessato alla pagnotta come tutti) testimoniasse una ritrovata capacità di ridere anche di sé stesso, prima che di tutto il resto del mondo, ma il risultato è stato il solito.
Peccato.

Eppure volevo solo dirgli, anch'io, come i trenta al giorno, che:


La so anch'io anch'io sono amico a Maxxok!
Allora le mani sulla scrivania sono una citazione di Tempi moderni quando lui girava la chiave inglese con le due mani cioè no dico genio super solo io l'ho trovata e poi anche il 4 è una citazione allora è la balena di pinocchio ma la versione restaurata che solo io conosco mica quella di comencini che sapevano gli altri commentatori un pochino meno colti di me si vede dalle due pinne dietro e la R grande che la contiene è a sua volta Moby Dick no dico una citazione che mangia l'altra citazione cioè siamo alla meta citazione ti consegno le mie chiavi di casa e sposi anche mia moglie io sto piangendo perché siamo una commiuniti troppo inteliggenti e tu sei come dio ma già apparso e mio cuggino una volta era morto e poi ha visto una vigna di Maxxok e poi è rivissuto.
Scherzi a parte... io due punti in più di Y nel colore dello schienale li avrei messi, anche se il viola del fondale, diomio il viola di quel manoscritto là, cioè tu sei davvero dio.


Ma niente, non hanno apprezzato lo scherzo.
Eppure mi sarei aspettato che.

20 marzo 2012

Non guardate me

Non ho assolutamente idea di cosa sia successo ai commenti e al template, che ho dovuto per forza convertire in uno di quelli offerti perché si vedesse qualcosa.
Resta il mistero sul perché lì a destra mi visualizzi quella finestra lì e non i commenti, col tempo magari lo risolvo.

Poi c'è un dubbio.
Per motivi di organizzazione mia, sto importando in questo blog i post di tutti gli altri che ho avuto nel tempo, così da chiudere con le varie registrazioni e averne uno unico.
Ora per esempio ho importato qui i post del primissimo blog, roba del 2001, un cinema a rileggerli oggi.

Comunque, il dubbio riguarda quei 13 eroi qui accanto che a me ci tengono al punto da essersi addirittura iscritti.
Ecco improvvisamente sono stato assalito dal dubbio che ciascuno di loro abbia appena ricevuto qualcosa come quattrocento e rotti avvisi di un mio nuovo post.

Diosanto se è successo non ho assolutamente idea di dove andare a nascondermi o di come scusarmi.

20 febbraio 2012

Come bambini di quarta elementare

Temo che il fatto che per trovare la notizia dei non uno non due ma ben tre militari italiani morti in Afghanistan sia necessario scorrere giù con la barra fino a non meno di metà homepage di quasi tutti i principali quotidiani nazionali, non deponga a favore di quelli che negano una piuttosto palese operazione immagine fatta dai media a favore del governo Monti.
Così come a loro favore non depone il fatto che nei giornali che al contrario quell'operazione la denunciano da mesi, la notizia è pubblicata se possibile ancora più in basso.

Qualche mese fa sarebbe stata la notizia di apertura di quasi tutti i media con conseguenti richieste di dimissioni, oggi quasi nemmeno la trovi.

Comunque, sono morti in tre nell'ennessimo chetelodicoafare incidente stradale.
Strade un sacco dissestate in Afghanistan e ai nostri militari andrebbe fatto un corso di aggiornamento guida, perché, Nassirya a parte, i restanti sono tutti TUTTI morti in incidenti stradali.
Morti insieme al senso del ridicolo che regge gli uffici stampa dell'esercito.

Ma l'italiano è e deve continuare a essere questo.
Essendo in guerra per portare il pane, non puoi morire per un colpo di fucile ma, al massimo, perché sbanda il carretto con la farina.
Conflitti a fuoco?
Ma non scherziamo, i nostri militari non sono lì per sparare e quindi se muoiono a grappoli è perché non sanno guidare.
Da anni ci dicono di aver mandato le elìte e i migliori e i professionisti e gli speciali che in mezzo mondo ci invidiano e poi ogni volta viene fuori che non sanno nemmeno tenere in strada i mezzi che li portano in giro.

Credibile, sì, certo.
Almeno quanto l'elenco di quelli morti per cause naturali.

5 febbraio 2012

Manco nevicasse in Libia(1)

Ieri in Siria(2) si è bombardato qualche centinaio di civili e il TG1 alle 20:25 non aveva ancora finito di parlare del fatto che a Gennaio nevica.

(2) - La Siria è quel paese che ha sparato sugli ispettori mandati a verificare se davvero si spara sui civili.
(1) - La Libia è quel paese che abbiamo bombardato per meno della metà delle prove