13 agosto 2017

Uomonologo

Mario in quegli anni era un numero di telefono e poco più, numero d'emergenza a disposizione di chiunque si trovasse nel raggio dell'onda d'urto generata dal quotidiano esplodere dell'inferno di Mario Bros, squadra di recupero pronta, una notte il pavimento di una sala, una notte di un bagno, una notte un letto, l'uomo rotto non si premura di scegliere posti nei quali cadere, qualsiasi teatro con le medesime quinte è lo stesso teatro, replica infinta, per platea la pietà, qualche volta l'amicizia, li raccolgo io i cocci, potete continuare, grazie e alla prossima, sipario.
La parte negli anni imparata a memoria prende possesso del tempo e lo rende infinito, dissolto il confine tra ieri e oggi la parola si fa primo attore richiamato da invisibili leve che nessun tempo potrà disattivare, va in scena senza invito alla sola vista di un pubblico ignaro del ruolo che sarà chiamato a svolgere, numero d'emergenza pronto all'onda d'urto non più di Mario Bros, squadra di recupero per Mario oggi, un letto, un risveglio, la luce di una nuova finestra al mattino, una bussola o chi ne fa le veci, la vergogna di scoprirsi nudo e ferito, il costume da supereroe abbandonato a terra, l'uomo che la notte volava è precipitato, visibilmente precipitato, maldestramente precipitato, qualcuno ne ha raccolto i cocci e deve aver dato loro anche un bacio o almeno l'essere ancora vivo questo lascia supporre, la memoria come sempre non sa dire, la vergogna come sempre preferisce non decidere.
Quando Mario dice che esistono luoghi in cui si sente libero di essere se stesso non parla di uno spettacolo bello da vedere, per quello lo dice piangendo, l'ultima cosa dignitosa che ricorda prima che una doccia cercasse di fare ciò che gli anni non riescono.
Mario è solo perché sa che il copione questo prevede perché lo spettacolo non muti in tragedia, ha'dasta'sìt, sobrio nei limiti, presente se necessario, assente se d'intralcio, bello, onesto, se serve emigra australia.